martedì 3 maggio 2011
Bogotà
Immaginatevi di comporre per errore un numero di telefono, trovare dall’altra parte una persona gentile e chiacchierare un poco. Mantenere questo rapporto casuale e ogni tanto sentire come sta e, alcuni anni dopo, passare per la sua città e scoprire che intende ospitarvi nella sua casa e voi ci andate per qualche giorno.
Sembra una storia “pazza” no? In verità sembra anche a me, ma è quello che mi è successo con Marcela.
Ho conosciuto Marcela alcuni anni fa perché, su invito di non so chi, mi sono iscritto su un sito di viaggiatori e da lì ancora più casualmente l’ho trovata, contento che parlasse inglese e fosse Colombiana.
Non ci siamo mai scritti molto, abbiamo passato periodi anche lunghi senza nessun contatto ma, l’anno scorso, quando stavo qui a Bogota ho provato a contattarla per incontrarla. Non so bene perché ma alla fine non riuscimmo ad incontrarci e rimase il rammarico dell’occasione perduta.
Quest’anno già prima di partire ho rinnovato il contatto con la speranza di poterla conoscere dal vivo e lei si è dimostrata entusiasta. Da Cartagena la risento e mi propone di passare i miei giorni a Bogota a casa sua e io … accetto . . . ed ecco sto passando gli ultimi giorni in Colombia in sua compagnia e di quella della sua famiglia .
Non so se è possibile passare giornate con persone più amabili, quello che abbiamo in programma è conoscerci e passiamo buona parte della giornata a raccontarci, Una occasione ghiotta per tutte le mie curiosità.
Non so se è possibile essere più ospitali di così, in una città dove la sicurezza è un problema grande, questa famiglia (io l’ho definita “casa de las mujeres”) composta da mamma, tre sorelle (una quarta ora vive a Miami) e una nipote hanno aperto le porte della loro casa per accogliere uno straniero e condividere alcune giornate.
Mi diverte moltissimo chiacchierare in cucina con Marcela e la sua mamma, una signora in gambissima di 77 anni, fare domande sulle località della Colombia e sulla storia che conosco proprio poco. Proprio ieri mi hanno portato in una libreria dove ho potuto acquistare un volume, che sarà la mia prossima lettura, “Colombia preguntas y respuestas sobre su pasado y su presente” (Colombia domande e risposte sul suo passato e sul suo presente) credo che potrò finalmente capirci qualcosa.
Altro argomento che frequentemente entra nelle conversazioni è la “comida” le specialità culinarie e qui i nomi esotici che mi fanno brillare gli occhi dalla curiosità sono tantissimi. Se la ridono quando dico che vorrei provare un piatto solo perché ha un nome curioso e approfittano per portarmi appena fuori città per mangiare “Fritanga” (che nome pazzesco no?!?) una specie di fritto misto di carne con contorno di patate e yucca accompagnato da una bibita stranissima fatta mescolando una gazosa locale con la birra.
Mi godo i miei nuovi amici, beh diciamo meglio (visto che sono tutte donne) le mie nuove amiche e mi sento come in famiglia, mi mostrano le foto della loro storia e passeggiamo nel quartiere, tutto molto piacevole.
Comincio a sentire l’ansia del rientro, rincontro Johnsy con il quale faccio una uscita in mountainbike (credo meriterebbe un post solo la mattinata passata con lui e il suo gruppo di amici) ma sento l’inesorabile passare del tempo e il dispiacere di dovermi allontanare da questi nuovi amici che ora comincio a conoscere meglio.
Sono arrivato all’ultimo giorno, ora mi alzo, faccio la mia doccia e comincerò a preparare le valigie. Oggi mi aspetta un incontro con Fabian che non vedo dall’anno scorso ed è diventato papà da pochi giorni e il commiato con Marcela e la sua famiglia, questa sera alle 8 partirà il mio volo.
Va beh, iniziamo questa ultima giornata colombiana.
Ore 7.30 Bogotà 3 maggio
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