domenica 12 febbraio 2012

In viaggio


Non sono un gran viaggiatore soprattutto se consideriamo i miei spostamenti fatti nella vita anche se, spesso, senza muovermi da casa, con altri mezzi,  ho viaggiato in lungo e in largo.
Se osserviamo  invece gli ultimi anni,  forse,  la  definizione di  “viaggiatore”  calza maggiormente,  visti i timbri sul mio passaporto in un lasso  temporale  tanto breve.
Qualcuno potrebbe pensare che tramite un libro, davanti a un quadro, a una stampa o a una scultura,  interessandomi alle persone si possano fare tante cose ma non viaggiare,  non credo sia così.

Incontro persone che si sono spostate tantissimo nella vita, hanno raggiunto mete esotiche, visitato paesi lontani ma, parlando con loro, oltre a souvenir e altra paccottiglia non mi riesce di scoprire niente.
Nel periodo del turismo di massa ci si sposta solo per cambiare lo sfondo alla propria vita non per cercare un cambiamento, un confronto. Si aggiungono mari e montagne, isole e boschi ma tutto resta uguale. Un calare fondali a una realtà che è sempre la stessa che non viene arricchita, forse, perché non la si vuole diversa,  la si cerca solo più patinata.
Quello che cambia è la scenografia, o meglio,  il packaging della nostra esistenza,  non la sostanza,  e quindi ci si limita ad aggiungere fiocchetti e lustrini alla propria vita essenzialmente con lo scopo di mostrarla agli altri come migliore.

Non si accetta di viaggiare scomodi anche quando lo scopo è la meta e non lo spostamento; non si prende nemmeno in considerazione una vacanza con standard economici simili alla propria vita quotidiana ma tutto deve essere ”al massimo”  neanche fossimo tutte rock star o V.I.P.
Ci creiamo per alcuni giorni una vita di plastica e artificiale, dove il lato economico, il lusso ostentato diventano e sostituiscono lo scopo. Tutto l’anno sogniamo una giornata tranquilla dove magari restare a letto (nel nostro) a poltrire ed ecco che in viaggio necessitiamo di letti con baldacchini, stanze lussuose dove però non possiamo restare per non sprecare tempo,  dove tutto è a 5 stelle con piscine e viste mozzafiato.
Ma lo facciamo perché è quanto cerchiamo o perché dobbiamo mostrarlo ad altri?
Credo, purtroppo,  sia la seconda opzione, pare si sia perso il gusto della vacanza come relax,  incontro o arricchimento personale  ma è diventata solo frenesia e ostentazione.
Due esempi per tutti che ho avuto modo di sentire; parlando con un giramondo e curioso di sapere dove sarebbe stato nelle prossime vacanze mi risponde tutto triste: “quest’anno niente vacanze . . . vado solo un paio di settimane in Sardegna” e questo la dice lunga di quanto siamo diventati snob, neanche andasse in campagna dalla nonna!
E un’altra . . . un racconto di una persona che cercando di darsi un tono, probabilmente di stupirmi, mi dice  di essere stata in Spagna in moto; domando cosa avesse visto cosa avesse vissuto e la risposta è stato un elencare di geste eroiche come migliaia di km in autostrada al giorno senza mai scendere dalla moto . . .  “cosa hai visto? Boh ..”,  “com’era? Boh . . .”  l’importante era essere andati lontani, avere vissuto qualcosa di originale, la vacanza si misurava a Km,  il resto non contava. Ma che tristezza!

Ricordo un libro interessante che mi capitò di leggere diversi anni fa “viaggio attorno alla mia camera”  di Xavier De Maistre un militare in confino nella sua stanza che compie un viaggio all’interno di essa negli oggetti e nei ricordi che questi rappresentano; ecco,  questo mi sembra veramente viaggiare; scoprire con mente aperta dettagli,  o confrontarsi con gli oggetti e le culture senza necessità di giudicarli rispetto al proprio tenore di vita, immergersi in un mondo diverso, vivere una vita differente per potere meglio comprendere la propria senza farsi influenzare dal contorno creato ad uso e consumo dei turisti.

Sto viaggiando nella mia camera anche io, la piccola statuetta riproduzione  della “mujer gorda” sulla mia scrivania, i libri, i contatti che mantengo tramite il mio pc con amici sparsi in tanti posti del mondo con diverse lingue, diverse culture fanno nascere il desiderio  impellente e la voglia di continuare il mio viaggio anche fisicamente.

Da quando sono tornato l’ultima volta non ho messo via la valigia (tra i mugugni dei miei famigliari) nè  lo zainetto che ho sempre con me,  mi piace vederli lì, nella mia stanza,  pronti per la prossima avventura. Per ora l’esplorazione del prossimo viaggio comincia da qui, tra le cose sulla mia scrivania, dalle mie letture, dai miei contatti ma spero presto di caricare lo zaino sulle spalle e aggiungere anche lo spazio all’esperienza del viaggio.


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