domenica 26 agosto 2012

Lo zainetto

Sono in attesa del  mio volo, una breve vacanza, nuovamente in un aeroporto.

Siedo tranquillo davanti al mio zaino dalle dimensioni ridotte  che mi accompagna da anni nelle mie piccole/grandi avventure di viaggio.  E’ decisamente piccolo, ma comodo.  E’ stato sulle mie spalle per le settimane in bicicletta verso Santiago de Compostela, o in tante altre scorribande ciclistiche, mi ha accompagnato in Marocco, Romania, Sud America.

Lo osservo. Questo piccolo involucro di tela contiene tutto ciò che mi sarà necessario per la prossima settimana. Tutta la mia vita sta lì, in circa 4 chilogrammi di bagaglio a mano,  in un volume ridottissimo. Diversamente dal solito  niente sapone per bucato, che potrebbe ulteriormente ridurre la quantità di “cose” contenute,  questa volta  ho tutto,  il necessario e anche il superfluo,  ed è veramente poco.

Quante inutili preoccupazioni . . . quante sciocche paure per il futuro; il mio necessario è tutto lì, come faccio ad avere paure? Tutto ciò che mi circonda quotidianamente, costoso, voluminoso , “impegnativo”, è rimasto a casa a riprova che posso farne a meno;  mi accorgo di non sentirne assolutamente la mancanza.

Sì è vero, nella mia “fondina” c'è una carta di credito ma già ora so che ciò che spenderò nei prossimi giorni sarà veramente ridicolo, probabilmente basteranno le poche banconote nel portafogli;  non ho bisogno di molto, mi adatto facilmente, in fondo (e neanche tanto in fondo) ho poche pretese circa comodità o altro, nessuna necessità di apparire. E allora? Perché tanti quotidiani affanni? Perché tanta angoscia per il lavoro, la disponibilità di fondi, il conto corrente? La mia necessità quotidianità (anzi settimanale) sta in quei 4 chilogrammi o poco più, un mucchietto di cose che potrei anche facilmente ulteriormente ridurre. Di cosa dovrei ancora avere bisogno e a cui sto rinunciando? Cosa mi manca?

Sono  anche io,  a mio modo,  vittima del "pensiero comune" che non accetta insicurezze,  che pianifica e vorrebbe tutto pianificato in un continuo crescendo di accumuli materiali che diano conferma di un miglioramento, di una fantomatica qualità di vita, mentre in realtà creiamo e ampliamo solo una collezione di oggetti inutili.

Ricordo,  proprio nei pressi di Santiago de Compostela,  l’incontro con una ragazza spagnola che viaggiava sola e che aveva passato le vacanze estive degli ultimi tre anni per fare,  e ripetere,  da diverse vie, “El camino”. Mi raccontò della sua esperienza, delle difficoltà trovate ma rimarcò anche che:
 << Nel “Camino” come nella vita l’importante è “viaggiare” leggeri, con la “mochila” (lo zaino) più vuoto possibile>>
Già,  il mio zainetto semivuoto è una bella metafora e dimostrazione di quanto sia vero; me ne sto seduto ad osservarlo, un sorriso stampato sul viso, stanno annunciando il mio volo . . .  e dalla mia fede tiepida risuona una citazione

“per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?”
 “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.”

Zainetto in spalla salgo sul mio aereo, che bella sensazione.






2 commenti:

  1. Ecco il Roberto che ho conosciuto tempo fa......
    Mi mancava leggere le tue avventure! ^_^

    E ora......voglio la continua..ovviamente......
    Non puoi lasciare i tuoi lettori in questo modo :P

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  2. ah ... perchè ci sono dei lettori?? ahahahhahahahah

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