martedì 5 marzo 2013

cronaca di un sabato lunghissimo

Ore 3.45, è la sveglia. Certo che una sveglia a quell’ora è proprio fastidiosa. Anche se sapendo della levataccia avevo tentato di rendere meno pesante quel momento andando a dormire piuttosto  presto il suono famigliare della sveglia è particolarmente fastidioso.
Accendo la luce, stropiccio gli occhi con le mani, mi convinco che è arrivata l’ora.
Oggi è il grande giorno, si parte.

E’ tanto tempo che aspetto questo momento,  conquistato come all’improvviso mentre ricercando l’attimo  ottimale per non creare problemi sul lavoro, in famiglia, nelle varie attività giornaliere,  improvvisamente tutti i tasselli sembrano disporsi magicamente consentendo l’incastro dell’uno nell’altro e approfittando del momento favorevole compro il biglietto aereo.
Non ho bisogno di particolare organizzazione o meglio, ne avrei bisogno e anche parecchia, ma per paura di dovere ancora una volta posticipare o rinunciare scommetto non avrò problemi e finisco con il partire senza ben sapere cosa potrà accadere.
Faccio la doccia, mi preparo, saluto i miei che (poveretti) anche questa volta non mi lasciano partire senza salutarmi con un poco di apprensione e Antonio è fuori dalla porta per portarmi all’aeroporto.
Chiacchieriamo tranquilli durante il viaggio su strade completamente senza traffico ed ecco che, in pochissimo tempo,  sono già arrivato alla prima destinazione, o meglio, al primo punto di vera partenza.
Checkin, passaggio al controllo di polizia e sono pronto, aspettando pazientemente il primo aereo che mi porterà a Madrid. Tutta la tensione degli ultimi giorni si è sciolta, sono rilassatissimo. Chiamano il mio volo, si parte.
Tutto procede tranquillamente e nella prima frazione di viaggio di un paio d’ore mi appisolo e riposo e in un attimo (per me) sono all’aeroporto di Barajas a Madrid. Bellissimo aeroporto, moderno, facile da utilizzare nonostante le enormi distanze che ci si trova a dovere superare per passare dalla zona voli europei a quelli intercontinentali. Trovo subito le indicazioni per la mia porta d’imbarco che i cartelli mi danno a 25 minuti di distanza. Una serie di scale mobili, qualche ascensore e un treno che mi avvicina alla mia meta che raggiungo con una serie di nastri trasportatori comodissimi. Eccomi nella zona di attesa dove incontro coloro che con me condivideranno un volo di oltre 11 ore.
Si riparte, l’imbarco è lunghissimo ma l’aereo parte abbastanza puntuale. Non mi rimane che tentare di rilassarmi per rendere un po’ più sopportabile e meno faticosa questa lunga tratta.
Niente da fare, nonostante gli intermezzi dati dal pranzo, la proiezione di alcuni film, la merenda, qualche pisolino  etc.etc. il viaggio è incontestabilmente lunghissimo. Raggiungo Bogotà alle 17.30 locali ma che corrispondono alle 23.30 ore italiane.
Ultimo spostamento in un grande aeroporto e dopo avere fatto dogana raggiungo la porta di imbarco. Diversamente da quanto accaduto a Madrid posso connettermi a internet (qui il wi-fi è gratis a Madrid 5,00 euro per mezzora) cominciando ad avvisare casa che è tutto ok e coloro che andrò ad incontrare nei prossimi giorni che sono in arrivo regolarmente.
Ore 19.30 parte  l’ultima tratta Bogotà/Cartagena destinazione del mio viaggio; sono sempre più rilassato e, mi definirei sereno. Ero partito da casa ben coperto per il freddo, a Bogotà ho eliminato la giacca e sono pronto in questa ultima tratta a rimanere in maniche di camicia.
Il volo passa tranquillissimo e mi ritrovo a condividere i posti a sedere con una ragazza che mi da modo di esercitarmi in spagnolo ma soprattutto di esercitarmi in quello che sta diventando il mio sport preferito durante i viaggi ovvero la raccolta spasmodica di informazioni e curiosità circa gli usi e i costumi.
Lei,  pazientissima,  mi sopporta e risponde alle mie domande e “in un attimo” (così mi sembra) stiamo già atterrando. Mi spiace perdere questa simpatica compagnia così presto, le passo un biglietto da visita e la invito a cena . . .  chissà se accetterà, per ora se la ride.
Sono fortunatissimo, la valigia arriva praticamente subito e visto il contenuto deperibile (porto sempre con me regali gastronomici per i miei amici) ringrazio il cielo non sia andata persa e non la debba recuperare tra qualche giorno. Il calore dei luoghi e il salame, oltre al formaggio,  contenuto nella valigia trasformerebbero rapidamente il bagaglio in una bomba batteriologica.
Sono a Cartagena! Mi sento quasi come a casa . . .  no forse mi sento più a casa che a casa. Questa città è diventata la mia seconda patria.
Sono le 21.00 ora locale e sono in viaggio da 23 ore, sono stanco ma soddisfatto. C’è caldo, come sempre,  ma anche una brezza deliziosa che sale dal mare. Con un taxi raggiungo il mio hotel, appoggio i miei bagagli e approfitto per fare due passi nella notte in questa meravigliosa città. Al mattino ero partito dall’Italia con ancora evidenti le tracce dell’ultima nevicata e ora sono in maniche corte e circa 30 gradi nell’aria.
Mi sento bene anche se la stanchezza comincia ad assalirmi; Passo dal Generale Pino e sua moglie Rosy per lasciare loro un pezzo di Parmigiano, incontro un paio di minuti la mia amica Yessenia per la quale ho comprato alcune cose in Italia e resto con lei il tempo giusto per accorgermi che il viaggio è stato veramente lungo e stancante. Mi dispiace ma devo andare a dormire . . .  domani mi aspetta la prima giornata Cartagenera.


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